Agitare o mescolare? Eleganza e funzione dietro ogni gesto

Due tecniche, due filosofie, una sola finalità: perfezione liquida.

TECNICHE COCKTAILMIXOLOGY BASESHAKESTIR

7/24/20251 min read

C’è un momento, nel lavoro del bartender, che non lascia spazio alla parola: il gesto. E non c’è gesto più iconico del mescolare con lo stirrer o agitare con lo shaker. È qui che la mixology si fa danza e mestiere, equilibrio e decisione.

Lo stirring è il linguaggio del silenzio. Una spirale lenta e costante che raffredda e diluisce con grazia. È la scelta dei drink cristallini, dove la limpidezza è parte del fascino: Martini, Manhattan, Negroni.

Lo shaking, invece, è vibrazione. Ritmo, energia, impatto. Serve per emulsionare, aerare, integrare. È il gesto necessario per cocktail con succhi, uova, cordiali, sciroppi: Daiquiri, Sour, Margarita.

A Rare, ogni gesto ha un motivo preciso. Agitiamo solo quando serve. Mescoliamo quando il drink chiede silenzio. Entrambe le tecniche sono forme di rispetto verso il cocktail e chi lo berrà. Scegliere tra le due non è questione di stile, ma di struttura.

Stirring e shaking non sono intercambiabili: sono strumenti con finalità distinte.

Stirring (mescolare con bar spoon in un mixing glass):

• Raffredda il drink lentamente

• Minimizza l’aerazione

• Preserva la limpidezza

• Diluizione controllata (≈18–22% a seconda del ghiaccio e del tempo)

È indicato per drink a base di alcolici trasparenti, come Martini, Old Fashioned o Boulevardier. Un buon stirring richiede movimenti fluidi e regolari per circa 20–30 secondi, con ghiaccio asciutto , vetro freddo e spoon allineato.

Shaking (agitare in shaker Boston o Cobbler):

• Raffreddamento più rapido

• Emulsione tra ingredienti di diversa densità

• Maggiore ossigenazione

• Maggiore diluizione (≈22–25%)

Si usa quando sono presenti ingredienti non alcolici, o con consistenze diverse (succhi, sciroppi, uova). La forza dello shake permette di “rompere” le strutture e amalgamarle in un corpo uniforme. I migliori shake sono compatti, bilanciati e intensi.

Alcuni bartender usano tecniche ibride, come il reverse dry shake o lo swizzle, per ottenere effetti specifici.

In ogni caso, il metodo non è mai decorativo: è funzione, tecnica, precisione.